Duomo di Caorle su facebook

mercoledì 27 ottobre 2010

Il catechismo della televisione

Quando pensiamo alla televisione ci verrebbe da pensare a tutto fuorché alla religione; certo, sappiamo che la domenica mattina vanno in onda la Santa Messa ed altri programmi di approfondimento religioso, ma eccettuati questi la televisione è una tribuna politica, un giornale che trasmette le notizie del giorno, un motivo di svago con quiz, giochi e lotterie. Se guardiamo in maniera più approfondita, però, ci accorgiamo che anche quando la tv parla di politica, di cronaca e di argomenti spesso leggeri la religione ha un ruolo importante. Il problema è il modo in cui si parla di temi religiosi, ed in particolare della dottrina della Chiesa. Prendo spunto dalla puntata odierna del mattino di Forum, una famosa trasmissione in cui si affrontano, alla presenza di persone esperte in legge, i generi più svariati di problemi che possono sorgere tra condòmini, tra marito e moglie o tra ex coniugi, tra vicini di casa eccetera, in cui, prima della parola definitiva del giudice arbitro, il pubblico ha spazio per un'ampia discussione; ma il discorso potrebbe estendersi a qualsiasi altra trasmissione, specie quelle pomeridiane, e di qualsiasi emittente.
Ebbene oggi, in una "causa" che riguardava un paese in cui la Messa era diffusa all'esterno della chiesa con dei megafoni e le rimostranze di cittadini a cui questo non andava a genio, si è finito per parlare di temi importanti quali la situazione di fronte ai Sacramenti dei divorziati (o separati) e risposati (o conviventi) oppure degli omosessuali. Lasciamo quindi perdere le motivazioni dell'uno o dell'altro "contendente", e concentriamoci piuttosto su alcune affermazioni affiorate durante la discussione con il pubblico; sottolineiamo che chiunque ha il diritto di esprimere la propria opinione, ma allo stesso modo sarebbe opportuno che fosse lasciato il diritto di replica a chi su certi temi è più preparato degli altri, specie se si tiene conto che, per la maggior parte del pubblico delle trasmissioni di questo tipo, quello che dice la televisione è legge (soprattutto se enfatizzato da un bell'applauso!).
La prima questione è stata questa: come può la Chiesa discriminare un gruppo di persone come separati e omosessuali negando loro la possibilità di accedere ai Sacramenti? La seconda, come risposta applaudita con vigore, è stata più o meno questa: il Vangelo è una cosa, quello che fa la Chiesa un'altra; la Parola di Cristo è fatta per accogliere tutti, la Chiesa discrimina, quindi non fa il volere di Cristo.
Sgombriamo il campo da ogni accusa e pregiudizio: lo stato d'animo dei divorziati o degli omosessuali che, pur riconoscendo la bontà del Vangelo di Cristo si trovano nella condizione di non poter accedere ai Sacramenti (Assoluzione nella Confessione e Comunione in primis) è un problema grosso per l'animo di queste persone, le quali devono essere aiutate e soprattutto amate. Questo, però, non vuol dire che la Chiesa, per far vedere che le ama, debba concedere loro i Sacramenti, poiché i Sacramenti non sono della Chiesa, ma di Dio, e la Chiesa è una semplice amministratrice dei doni che vengono da Dio. Per capirlo (anche se qui occorrerebbe molto tempo e molta preparazione per spiegarlo, cose che chi scrive teme di non avere) basta leggere il Catechismo della Chiesa cattolica, che grazie ai potenti mezzi della tecnica è a disposizione di tutti gratuitamente consultando questo indirizzo. Il Catechismo rappresenta il modo in cui la Chiesa pensa, agisce, lavora proprio sulla base esclusiva del Vangelo; ai numeri 1650-1651 leggiamo:

Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (“Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio” Mc 10,11-12 ), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali. La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza.

Ecco uno dei modi in cui la Chiesa ragiona, e che smentisce una della affermazioni udite in tv; la Chiesa non fa altro rispetto al Vangelo, la Chiesa agisce sulla base del Vangelo. Ma andiamo avanti:

Nei confronti dei cristiani che vivono in questa situazione e che spesso conservano la fede e desiderano educare cristianamente i loro figli, i sacerdoti e tutta la comunità devono dare prova di una attenta sollecitudine affinché essi non si considerino come separati dalla Chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare in quanto battezzati: Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio.

Questo nega anche la seconda conclusione della tv, cioè che per la Chiesa questi fratelli non siano da considerare figli di Dio. Al contrario, la Chiesa esorta a non perdere la fede anche queste persone; ma in quanto amministratrice dei doni di Dio, la Chiesa non può permettersi di concederli a coloro che li hanno rifiutati. Ricordiamo come il giovane ricco (Mt 19, 16-22), che aveva osservato tutti i comandamenti della legge e desiderava la vita eterna, alla precisa richiesta di Gesù di lasciare tutti i beni per seguirlo rifiutò, perché "aveva molte ricchezze". La prospettiva cambia, non è la Chiesa che allontana Cristo da noi, ma il peccato che ci allontana da Cristo: pur desiderando la vita eterna e avendo osservato tutte le altre leggi non siamo spesso disposti a lasciare tutti gli altri beni per seguirlo. Allora quale grande contraddizione, ed anche presa in giro, sarebbe concedere di accostarsi ai Sacramenti: in altri termini rifiutiamo di seguire Cristo, ma vogliamo ugualmente usufruire dei suoi doni. Questo non vale solo per i separati o gli omosessuali, ma per ciascuno di noi, quando, acconsentendo al peccato, si allontana da Cristo, rompe la Comunione con Lui e si trova in stato di peccato grave. Ma ci è offerta la possibilità di tornare indietro; la parabola del giovane ricco si conclude con il famoso aforisma "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile"; e Dio, che agisce nel confessionale per mezzo del sacerdote, ci riammette nella Comunione con Lui. La Confessione presuppone il riconoscimento della propria colpa ed il pentimento; solo così vogliamo davvero seguire il Nostro Signore; se non riconosciamo la colpa e perseveriamo nel peccato (continuando le azioni gravi, o continuando a convivere con una persona malgrado si sia sposati con un'altra) non siamo certo pentiti, e il Sacramento diventa una presa in giro, nei confronti di Dio e anche nei nostri stessi confronti. Talvolta la situazione può essere anche molto difficile, perché la coppia extra-matrimoniale può avere anche dei figli; per questo il Catechismo dice: La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza.
Come si può intuire il discorso è molto delicato, tocca le coscienze di ciascuno di noi, ed è opportuno approfondirlo a faccia a faccia con un sacerdote; per questo la Chiesa deve impegnarsi, nel nostro tempo più che mai, a divulgare e far comprendere il Catechismo, a tutte le età, specialmente nei giovani che più facilmente, nell'esuberanza della loro età, tendono ad assimilare messaggi spesso fuorvianti e sbagliati. Se non lo farà la Chiesa penseranno altri a diffondere il loro catechismo, usando l'ignoranza delle persone e anche la loro incolpevole ingenuità, come succede nei programmi televisivi in onda tutti i giorni sui nostri teleschermi.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Articoli correlati